Dott. Alfredo Morales -

Allevamento da latte: partiamo dai dati per trovare soluzioni

Dott. Alfredo Morales

Dott. Alfredo Morales

Agronomo Zootecnico
Articolo a cura del Dott. Alfredo Morales, Agronomo Zootecnico, Specialista in allevamenti di bovini da latte e da carne, Consulente Tecnico Commerciale per Ferrero Mangimi.

Dopo un 2020 che ha segnato la vita di tutti noi, che ci ha costretti a ripensare e riorganizzare velocemente le nostre abitudini, i rapporti sociali e conseguentemente il nostro modo di lavorare, il 2021 si è aperto, per il settore zootecnico, con un ulteriore difficoltà da sfidare.

Nell’ ultimo trimestre dello scorso anno si sono via via registrati aumenti nelle quotazioni settimanali delle materie prime sui principali mercati, ma è con le prime settimane di gennaio 2021 che ci siamo, purtroppo resi conto, della vera entità dell’aumento delle quotazioni.

L’impennata dei valori di mercato ha coinvolto sia le materie prime proteiche, fra tutte la soia decorticata e il girasole decorticato – di cui si riporta il grafico degli andamenti dei prezzi – Fonte Teseo by CLAL.it,

ma anche i due principali cereali, fonti di amido utilizzate nell’alimentazione dei ruminanti, il mais e l’orzo, senza risparmiare neppure la crusca, materia prima fibrosa utilizzata spesso per contenere i costi alimentari in alcune fasi – vedi grafici degli andamenti dei prezzi – Fonte Teseo by CLAL.it,

raggiungendo valori di mercato mai toccati negli ultimi cinque anni sia per il mais che per la soia, ma anche per tutte le altre materie prime – vedi grafico dei prezzi storici del mais e della soia – Fonte Teseo by CLAL.it.

L’effetto immediato è stato quello di un importante incremento dei costi alimentari ed una conseguente diminuzione del differenziale tra questi ed il prezzo del latte pagato alla stalla, come vediamo ben rappresentato nel grafico proposto dal CLAL in cui si riporta l’andamento del costo dell’alimento simulato in rapporto all’andamento del prezzo del latte crudo alla stalla in Lombardia.

Per chi non lo conoscesse, “L’Alimento Simulato è un modello teorico di alimento che prevede esclusivamente l’impiego di mais e farina di estrazione di soia 44 (‘nazionale’); è stato assunto a modello in quanto i due ingredienti che lo compongono sono driver del prezzo di tutte le materie prime disponibili sul mercato. Può essere quindi utilizzato per interpretare in modo indicativo l’andamento dei costi alimentari riferibili agli alimenti concentrati.

 L’Alimento Simulato ha la seguente composizione:


  • Farina di Mais 70%

  • Farina di Estrazione di Soia 44  30%


e contiene:

  • Proteine Grezze sul tal quale  19%

  • Valore in UFL  1,05”


(FONTE: www.teseo.clal.it)


L’efficienza fa rima con sopravvivenza

In questo contesto appare ben chiaro come la ricerca dell’efficienza diviene una questione di sopravvivenza, nel senso stretto della teoria Darwiniana secondo cui “le specie che si adattano meglio al loro ambiente e ai cambiamenti sopravviveranno mentre le altre finiranno per scomparire”.

La prima reazione istintiva che si potrebbe avere in questa situazione è quella di “tagliare i costi in maniera indiscriminata”, riducendo la quota di inclusione dei concentrati in razione o ricorrendo ad ottimizzazioni estreme nella disperata ricerca di abbassare il costo formula del mangime acquistato.

La ricerca della riduzione del costo va perseguita ma in modo intelligente.

La prima regola da tenere a mente è quella di non tagliare alcun costo capace di influire sulla redditività della mandria o sulla capacità di produrre latte in modo efficiente sia nell’immediato ma soprattutto nel futuro.

L’attenzione massima va invece posta nella riduzione degli sprechi.

Il primo passo è quello di individuare quali sono le perdite, nella fattispecie – spreco di alimenti, derivante da una non attenta gestione del cantiere di lavoro nella preparazione della razione, piuttosto che le perdite dovute allo stoccaggio dei prodotti o al deterioramento degli insilati e – spreco di nutrienti, derivante da un non utilizzo efficiente degli alimenti forniti, da parte delle bovine.

Il monitoraggio giornaliero dell’Efficienza Alimentare (FE – Feed Efficiency) e ancor più il significato economico di questo indice, espresso attraverso il calcolo dell’IOFC (Income Over Feed Cost – Ricavo al netto dei costi alimentari), divengono uno strumento di vitale importanza per capire tempestivamente quanto efficientemente le nostre bovine stanno convertendo in latte gli alimenti che stiamo somministrando.

Ricordiamo infatti che l’efficienza alimentare (FE) non è altro che un indice che esprime la capacità delle vacche di trasformare i nutrienti degli alimenti ingeriti, in latte. Il suo calcolo si ottiene quindi semplicemente rapportando i chilogrammi di latte prodotti con i chilogrammi di sostanza secca ingeriti.

Indicatori di efficienza alimentare(FE)

Precision feeding managment

“BERSAGLIO MINIMO, MINIMO ERRORE” (cit.dal film American Sniper)

È da qualche anno ormai che si parla di Alimentazione di Precisone, più conosciuta con il termine anglosassone di Precision Feeding, intendendo con questa definizione l’insieme di tutte quelle pratiche agro-zootecniche, volte a fornire alle bovine livelli adeguati di nutrienti e comunque non eccedenti i fabbisogni nutrizionali degli animali, perseguendo lo scopo di raggiungere la sostenibilità sia ambientale che economica dell’allevamento da latte.

In altre parole l’obiettivo che occorre prefiggersi oggi nella gestione alimentare della propria mandria è quello di un’alimentazione equilibrata al fine di migliorare la produttività e il benessere degli animali, riducendo nel contempo sia i costi di produzione che l’inquinamento ambientale.

Capiamo bene come il perseguire il concetto generale di Alimentazione di Precisone diviene una questione di vitale importanza in una situazione di costi materie prime elevate come quello che stiamo affrontando.


Il miglior modo per abbattere il costo della razione o meglio ancora massimizzare l’IOFC consiste nell’aumentare il valore nutrizionale degli alimenti utilizzati.


Uno dei principali aspetti da tenere in considerazione è la quota di foraggio che entra in razione, la cui qualità, sia esso prodotto direttamente in azienda o acquistato esternamente, si ripercuote sul costo della quota dei concentrati e conseguentemente sull’IOFC.

È infatti importante ricordare che è sempre molto difficile produrre con foraggi poveri lo stesso livello di latte ottenuto con foraggi di alta qualità e questa è inversamente proporzionale alla quota dei concentrati che dovrò includere in razione. Tanto più alta è la qualità dei foraggi, tanto più potrò massimizzarne il loro utilizzo in razione ottimizzando le fermentazioni ruminali e “risparmiare” la quota di concentrati.

Per poter applicare correttamente il concetto della Precision Feeding e raggiungerne di volta in volta gli obiettivi che ci prefiggiamo, occorre effettuare di continuo delle valutazioni in azienda, essendo, l’alimentazione di precisione definibile come un processo in continua evoluzione che utilizza metodologie e strumenti ben determinati:

1.

Determinare con accuratezza e precisione i fabbisogni nutrizionali.
L’utilizzo di modelli biologici di nutrizione, quali il CNCPS e il suo applicativo NDS, ci permette con un elevato livello di accuratezza, di prevedere i fabbisogni nutrizionali e gli apporti di sostanze nutritive metabolizzabili nelle specifiche condizioni di allevamento in cui le bovine sono inserite.

2.

Caratterizzare al meglio gli alimenti utilizzati.
Uno degli aspetti chiave dell’alimentazione di precisione è rappresentato dalla necessità di determinare frequentemente la composizione analitica e nutrizionale degli alimenti che intendiamo utilizzare e specialmente della quota foraggera, in considerazione anche della grande variabilità nella qualità di questi alimenti.

3.

Misurare giornalmente l’ingestione di sostanza secca.
Questo controllo da eseguire giornalmente, prendendo nota del quantitativo di alimento somministrato al netto degli avanzi, permette di tenere monitorato costantemente il processo di alimentazione, senza generare inutili eccessi o gravi carenze nella somministrazione, ma soprattutto è il primo dato fondamentale per il nutrizionista al fine di calibrare correttamente la razione alimentare rispetto al fabbisogno. Il lavoro della precision feeding inizia proprio dal monitoraggio della sostanza secca ingerita dalle proprie bovine in ciascun gruppo di alimentazione.

4.

Individuare il fattore limitante.
I modelli biologici utilizzati dai nutrizionisti attraverso i software applicativi di razionamento consentono di ottimizzare la digestione ruminale e post-ruminale e soprattutto cercare di individuare quali sono i fattori limitanti per ottenere la massima efficienza dalla razione assunta dalle bovine.

5.

Razione costante.
Come ultimo aspetto, voglio citare forse il punto in cui risiede la chiave del successo nel processo di alimentazione, senza il quale tutti gli sforzi sono vanificati. La Costanza della razione e la sua ripetibilità nel tempo, vero punto cardine nella ricerca dell’equilibrio dell’ecosistema ruminale.

La tecnologia a servizio della precision feeding

Il processo applicativo della precision feeding passa inevitabilmente anche attraverso l’utilizzo di tecnologie “on farm”, necessarie per poter tenere costantemente monitorato il processo di alimentazione delle bovine e ridurre al minimo la variabilità giornaliera della razione e il suo relativo impatto economico.

La tecnologia Nir (Near infra-red) è oramai da tempo disponibile sul mercato e consente di analizzare accuratamente e velocemente gli alimenti utilizzati nelle razioni unifeed. Tali strumenti sono in grado di fornire analisi non solo per il contenuto di sostanza secca dell’alimento, parametro questo di fondamentale importanza, ma anche per i nutrienti quali proteine, proteina solubile, le frazioni della fibra (NDF, ADF, ADL e UNDF), amidi, ceneri, ecc. Questo tipo di analisi on-farm fornisce quindi la possibilità di monitorare con maggiore frequenza e rapidità le razioni e apportare aggiustamenti in base ai parametri analizzati in tempo reale.

Di sicuro interesse, al fine di migliorare l’efficienza di conversione degli alimenti da parte delle bovine, è la valutazione della Digeribilità Apparente della razione somministrata, analisi questa che si può effettuare direttamente in stalla utilizzando lo strumento NIR e che ci consente di fare delle riflessioni molto più approfondite sulla composizione dell’unifeed e su come gli animali stanno utilizzando le frazioni fibrose e gli amidi della razione.

Il processo di valutazione si basa su un confronto analitico tra i nutrienti introdotti attraverso la razione alimentare e le perdite attraverso le feci, utilizzando come marcatore la lignina cercando quindi di stimare la quantità di nutrienti digeriti dagli animali.

Nella pratica si procede:

1.

Eseguendo una accurata analisi dell’unifeed, effettuando più letture in diversi punti della mangiatoia.

2.

Prelevando le feci dal 7% – 10% delle vacche, a seconda della consistenza del gruppo, entro la prima metà della lattazione, escludendo dalla valutazione le vacche le molto fresche.

3.

Eseguendo la lettura NIR del pool di feci prelevato.

4.

Elaborando i dati analitici ottenuti e procedendo al calcolo della Digeribilità apparente dell’NDF e alla Digeribilità apparente dell’amido.

Questo tipo di valutazioni ci forniscono importanti indicazioni su come le bovine stanno utilizzando in particolare l’NDF e l’amido che gli forniamo con la dieta.

Queste rilevanti indicazioni, unitamente alle valutazioni che possiamo eseguire con i modelli di razionamento dinamici ci consentono di capire quali sono i fattori limitanti della nostra dieta e come possiamo “ottimizzare” al meglio la nostra razione alimentare per massimizzarne l’efficienza di conversione da parte delle bovine, con l’obiettivo di ridurre il più possibile lo “spreco di nutrienti” perseguendo la sostenibilità economica e ambientale dell’allevamento da latte.

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