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Economia circolare: una soluzione eccellente
La chiamano economia circolare ed è la nuova frontiera verso la quale si stanno orientando le aziende di ultima generazione. Ma il viaggio in queste realtà “avanzate” dimostra paradossalmente che il futuro virtuoso non è che il ritorno ad un passato che sembrava archiviato per sempre e che invece ha ancora molto da insegnare.

Nuovi registri
Dopo l’ubriacatura della crescita lineare senza freni, che attingeva a piene mani dalle risorse a basso costo, trasformandole ad uso e consumo del mercato senza preoccuparsi degli scarti e dei rifiuti del ciclo produttivo, oggi la maggiore presa di coscienza della limitatezza delle fonti di approvvigionamento energetico, così come i danni ambientali e climatici provocati dall’accumularsi di emissioni nocive e immondizie di ogni tipo, impongono ai Paesi più sviluppati un ripensamento dei registri di sviluppo. Le nuove parole d’ordine sono diventate rigenerazione, riciclo, riutilizzo, un sistema economico pensato per autorigenerarsi, consumando e inquinando il meno possibile.
Prosciutto e formaggio
A Scarnafigi, il paese con la più alta concentrazione di imprese casearie del Piemonte, l’economia circolare è di casa.
Per averne una dimostrazione, basterà varcare la soglia del più antico caseificio del luogo, il caseificio di Quaglia Vincenzo, storica azienda famigliare ora capitanata da Carlo Quaglia, insieme ai figli Marco e Luca, dove si produce formaggio da quattro generazioni, Grana Padano prima di tutto: 15 mila forme all’anno, il 70 per cento della produzione aziendale, oltre a Raschera Dop, Bra Tenero, Bra Duro, Toma Piemontese… E in parallelo al caseificio c’è l’allevamento dei suini, con una capienza di 5.500 capi e quasi due cicli produttivi all’anno, destinati al circuito del prosciutto San Daniele, in Friuli.


Tandem vincente
Grazie a questo tandem produttivo, dei 400 quintali di latte lavorati ogni giorno nel caseificio, nulla rimane inutilizzato. Il latte diventa formaggio pregiato e il siero di scarto viene completamente impiegato nell’alimentazione dei suini, trasformandosi in carne, nello specifico in prosciutto a marchio Dop.
Una filiera di eccellenza nella quale il rapporto fiduciario tra fornitori è determinante, perché ogni mancanza o imperfezione nei singoli anelli della catena produttiva, può compromettere il lavoro di tutti.
Oro bianco
Si comincia dal latte. Gli allevamenti conferenti al caseificio sono una quindicina, tutte aziende zootecniche di consolidata tradizione, come quella dei fratelli Orazio, Bartolomeo e Gianluca Montersino, che in Frazione Cantogno, a Villafranca Piemonte, conducono una stalla di 340 capi bovini da latte, il 70 per cento di Razza Pezzata Rossa e il 30 per cento di Razza Frisona, contando mediamente 160 capi in lattazione, 30 capi in asciutta e circa 150 capi da rimonta.

«Le pezzate rosse – osserva Gianluca Montersino – producono mediamente 28 litri di latte al giorno, con il 4 per cento di grasso e il 3,60 per cento di proteine, mentre la media delle frisone è di 35 litri al giorno, con 3,80 di grasso e 3,40 di proteine».
L’azienda coltiva circa 70 ettari di terra, di cui 60 a seminativi (mais primo raccolto, erbai autunno-vernini e mais secondo raccolto) e la restante parte a prato stabile.
Energia zootecnica
Come per il caseificio Quaglia, anche qui l’economia circolare è all’ordine del giorno, perché l’intera produzione vegetale viene reimpiegata in parte nell’allevamento di bovine da latte (foraggere autunno-vernine e mais primo raccolto) ed in parte (mais secondo raccolto) nell’impianto a biogas aziendale da 249 kW/e, dove finiscono i liquami e i letami della stalla, generando energia elettrica da fornire al Gse, parallelamente a quella prodotta dall’impianto fotovoltaico da 60 kW/e sul tetto della stalla delle manze, destinata, invece, all’autoconsumo aziendale.
Rapporto fiduciario
Tra le aziende Montersino e Quaglia c’è in comune un terzo fornitore: Ferrero Mangimi, azienda leader del settore non solo per i volumi di vendita sul mercato libero (6 milioni di quintali venduti nel 2018), ma anche come interlocutore privilegiato al fianco dei produttori d’eccellenza, che necessitano a loro volta di prodotti altamente tecnologici, rispondenti ai requisiti delle Dop (materie prime prodotte sul territorio, certificazioni adeguate…).
Un’azienda mangimistica con sessant’anni di esperienza, che opera sull’intero territorio nazionale, con sette stabilimenti produttivi (in Italia) e uno in Spagna e che deve il suo successo proprio alla capacità di saper interpretare al meglio le necessità dei clienti, affiancandoli negli specifici piani produttivi aziendali.

«L’alimentazione degli animali è fondamentale – osserva Carlo Quaglia -, sia nel caso del latte che diventa Grana Padano, sia nel caso della carne che diventa Prosciutto San Daniele. Con il mangime Ferrero andiamo sul sicuro, perchè è ammesso dai Disciplinari più esigenti, alla pari di mais, orzo, soia, crusca e siero che già usiamo nell’allevamento dei suini. La filiera della qualità funziona se tutti fanno correttamente la loro parte e se c’è un rapporto fiduciario tra i singoli componenti della catena produttiva».