Dott. Maurizio Chialva -

Ottimizzare la fertilità nelle stalle da latte

La gestione della riproduzione è il cuore del profitto di un allevamento di bovine da latte.

Dott. Maurizio Chialva

Dott. Maurizio Chialva

Medico Veterinario
Articolo a cura del Dott. Maurizio Chialva, medico veterinario, consulente tecnico e alimentare per Ferrero Mangimi per gli allevamenti di bovini da latte


L’analisi dei dati, le decisioni manageriali ponderate, il rispetto dei protocolli, l’impegno del personale coinvolto sono gli  elementi indispensabili per un buon programma di gestione della fertilità. Mirare costantemente all’efficienza riproduttiva serve a garantire alte performance produttive e una rimonta adeguata, fattori entrambi necessari per la redditività aziendale.

L’indicatore essenziale

Il PR (Pregnancy Rate o Tasso di Gravidanza) descrive la velocità con cui le vacche diventano gravide in azienda.
Questo dato esprime la percentuale di soggetti rimasti gravidi tra quelli potenzialmente ingravidabili ed è calcolato su intervalli di tempo di 21 giorni, quanto la durata media di un ciclo estrale della bovina.
I fattori che determinano il PR sono:


  • l’HDR (heat detection rate) ovvero la capacità di rilevamento calori. Il metodo più semplice da applicare in stalla è l’osservazione visiva, tuttavia oggi esistono diversi sistemi che aumentano la capacità di identificare le vacche in calore
    e di fecondarle nel momento opportuno (gesso colorato sulla coda, attivometria, sincronizzazione);

  • il CR (conception rate) ovvero il tasso di concepimento che equivale alla % di vacche gravide sul totale di quelle inseminate. I tassi di concepimento in stalla sono condizionati da numerose variabili, tra cui la fertilità fisiologica delle singole bovine, la qualità del seme, le tecniche di inseminazione, il benessere, la stagione e il clima.

Indici aziendali

Il PR non è altro che il prodotto di HDR X CR e ogni allevatore può confrontarsi verificando questi tre indici aziendali sui propri software di gestione della mandria oppure mediante l’analisi dei dati operata da tecnici consulenti specializzati.
Attualmente questi tre parametri variano molto sia tra le diverse aziende sia all’interno della stessa a seconda dell’approccio che si adotta. Ad oggi valori ritenuti valevoli sono HDR 60%, CR 30% e PR 18%.

Metodi e scelte per incrementare il PR

1) Inseminare il prima possibile il maggior numero di vacche, immediatamente dopo il periodo di attesa volontario (VWP).
Il VWP corrisponde al numero di giorni post-partum attesi prima di iniziare a fecondare nuovamente le bovine ed è necessario affinché queste possano procedere al meglio con la montata lattea. Ciò permette loro mediante l’involuzione
uterina e riprendendo i cicli estrali di arrivare nelle migliori condizioni alla prima fecondazione. Il VWP deve essere pianificato per ciascun allevamento compatibilmente alle sue caratteristiche aziendali e in generale oscilla dai cinquanta ai settanta giorni di latte. L’obiettivo è quello di inseminare tempestivamente ogni bovina non appena terminato il suo periodo di attesa volontario, riducendo così l’intervallo parto-concepimento.
Perché questo sia possibile, la soluzione più soddisfacente al momento resta la sincronizzazione dei clori (vedi grafico sottostante).


2) Incrementare il più possibile la fertilità al primo intervento fecondativo.
Studi condotti su mandrie consistenti hanno messo a confronto 3 sistemi di rilevamento calori (l’estro e 2 protocolli di sincronizzazione presynch/ovsynch e doppio ovsynch) e il protocollo doppio ovsynch con doppia prostaglandina al 24° e 25° giorno si è rivelato il metodo vincente, registrando il tasso di concepimento più elevato alla prima fecondazione, in particolar modo sulle primipare.

3) Identificare e rifecondare il prima possibile le vacche vuote.
La diagnosi di gravidanza precoce e il protocollo di resincronizzazione permettono di rifecondare nel più breve tempo possibile le bovine non gravide. Con questo approccio si punta ad elevare al massimo l’HDR e di conseguenza a migliorare il PR.

4) Incrementare la fertilità ai successivi interventi fecondativi.
Uno studio recente dimostra come il protocollo di resincronizzazione con doppio GnRH e doppia PGF migliora il CR sulle bovine rifecondate.

Aziende a confronto

Elaborazione dairy comp 305, ogni quadratino è una bovina e l’asse verticale ci indica il momento della prima fecondazione.
Nel grafico 1 (vedi sopra) a confronto abbiamo l’esempio di due aziende, la prima che applica il protocollo di sincronizzazione dei calori, la seconda che feconda col tradizionale sistema di rilevamento degli estri. Nel primo caso tutte le
bovine sono inseminate entro i 75 giorni dal parto, nel secondo caso il 30% delle bovine è fecondato oltre i 100 giorni.
In conclusione, sulla base delle soluzioni appena descritte, grazie alla collaborazione con veterinari e tecnici aziendali, l’allevatore potrà individuare facilmente la miglior soluzione per migliorare la fertilità in allevamento, contribuendo
al miglioramento della redditività aziendale.