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Stress Da Caldo

L’inizio dell’estate, delle alte temperature e l’aumento dell’umidità, porta a galla uno dei maggiori problemi che gli allevatori di bovine da latte si trovano ad affrontare: lo stress da caldo. È importante sottolineare che l’animale soffre di più il caldo rispetto al freddo, e se lo stress termico è prolungato o supera i limiti critici, compromette la capacità di termoregolazione della vacca, causando gravi ripercussioni sull’organismo. Lo strumento per definire i livelli dello stress da caldo è il THI, l’indice di temperatura e umidità. Il THI è una combinazione di temperatura dell’aria e umidità relativa che consente di determinare un indicatore di stress termo-igrometrico della bovina. Il livello sopra il quale si comincia a parlare di stress da caldo è pari a 72 sulla scala del THI. Quando il THI raggiunge valori di 78 si parla di zona di allerta, sopra gli 84 diventa invece una vera e propria emergenza.

Stress Da Caldo

Ferrero Mangimi

Articolo a cura del gruppo di lavoro Ferrero Expert benessere animale
Il convegno “Il domani delle stalle da latte” , organizzato da Ferrero Mangimi, ha offerto una visione innovativa sulle tecnologie e le strategie per l’allevamento del futuro: nella prima parte, si sono susseguiti gli interventi di esperti di calibro internazionale come Victor E. Cabrera (University of Wisconsin-Madison), che ha esplorato il ruolo della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale nella gestione delle stalle, e Andre Pereira (GPS Dairy Consulting LLC) che ha individuato le competenze necessarie per sfruttare al meglio le nuove tecnologie.
Un programma di alto livello che ha fornito il giusto panorama nel quale inserire il nostro progetto ROBOFEED, presentato da Massimo Marchesin, Responsabile Tecnico Ferrero Mangimi, che mira a integrare innovazione e formazione per supportare gli allevatori italiani che hanno scelto la mungitura robotizzata per le loro stalle. Il suo intervento mira a identificare ROBOFEED come un progetto bastato su un approccio tecnico e di campo, tipico quindi del DNA Ferrero, volto alla gestione di tutti quegli aspetti funzionali legati alla mungitura robotizzata come il benessere, la sostenibilità di una stalla e l’apporto nutrizionale.

Nella seconda parte del convegno, moderata dal Prof. Francesco Masoero (Università Cattolica del Sacro Cuore), si è tenuta una tavola rotonda con esperti internazionali e locali. Il dibattito ha spaziato dall’alimentazione alla sostenibilità, offrendo spunti concreti per affrontare le sfide future.

Tavola rotonda Ruminantia

Grazie alla già avviata partnership con Ruminantia per il progetto Bufalantia, abbiamo partecipato, sempre durante le Fiere Zootecniche, alla tavola rotonda “L’evoluzione del settore bufalino e le prospettive future” con Roberta Matera (Università degli Studi di Napoli), una rappresentanza di allevatori di bufale nazionale, Manuela Fusco (tecnico-commerciale Ferrero Mangimi) ed il nostro Tecnico Oreste Vignone. Quest’ultimo ha fotografato la situazione di questo specifico settore analizzando le zone geografiche italiane di maggior allevamento dimostrando poi quanto il ruolo dell’Italia sia incisivo nella produzione di latte bufalino a livello europeo e, quindi, di Mozzarella di Bufala Campana DOP. Oreste Vignone ha poi rivelato, grazie ad uno studio condotto da FAO, che l’emissione di CO2 negli allevamenti di bufale può essere nettamente migliorabile rispetto a quelli delle bovine da latte e che quindi l’attenzione alla sostenibilità ambientale, già peraltro alta nel consumatore finale, può (e deve) essere migliorata nel futuro.
Roberta Matera è intervenuta successivamente per indicare quanto la tecnologia moderna sia utilissima per monitorare e accelerare il riconoscimento e l’evoluzione stessa di questa specie in termini di esigenze nutrizionali, di selezione genetica e di benessere in generale.
Lazzaro lemma, allevatore salernitano e membro del Consorzio di tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP, si sofferma in realtà su uno dei possibili punti di debolezza di questo settore: “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento costante nella produzione di Mozzarella Campana DOP e questo ha sostenuto la crescita degli allevamenti e della produzione di latte anche se probabilmente però non si è dedicato abbastanza tempo e studio per cercare di valorizzare la qualità di questo prodotto […] e far percepire al consumatore una maggiore differenza tra un prodotto “di nicchia” con il marchio DOP e la mozzarella di latte di bufala, ugualmente buona ma che non deve osservare un ferreo disciplinare di produzione […] tra cui la lavorazione entro le 60 ore dalla mungitura”.

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